martedì 29 giugno 2010

Primo Soccorso

Linee guida sono estrapolate da manuali e pubblicazioni che cercheremo, nei limite del possibile, di tenere il più aggiornate possibile
Le procedure qui descritte sono in continuo aggiornamento da parte dell'
IRC -Italian Resuscitation Council

Posizioni di sicurezza
Una persona in stato di incoscienza, ma con le funzioni vitali inalterate, può rischiare di soffocare o di non respirare sufficientemente per delle ostruzioni delle vie aeree causate per esempio dal vomito, oppure per il rovesciamento all'indietro della lingua.
La posizione laterale di sicurezza evita questo rischio, mantenendo una postura corretta in modo che il vomito possa defluire all'esterno, e che la lingua non si rovesci grazie all'iperestensione della testa. In presenza di un infortunato incosciente è consigliabile porlo in tale posizione.
L'infortunato va posto sdraiato su un fianco, con una gamba stesa e una piegata, in modo da assicurare stabilità ed evitare che possa rotolare. La testa va iperestesa, per agevolare la respirazione, su un lato, in modo che, in caso di rigetto, il vomito possa defluire senza ostruire le vie aeree.
ATTENZIONE: controllare che la respirazione e il polso dell'infortunato siano presenti.
NON ESEGUIRE MAI questa manovra in caso di sospette lesioni alla colonna vertebrale o frature.

Posizione antishock Lo shock è una sindrome dovuta a una diminuzione dell'afflusso di sangue nei tessuti. E' una conseguenza della caduta della pressione arteriosa e si verifica in seguito a numerosi fattori: quando si presenta un'emorragia con conseguente diminuzione del volume del sangue; quando si ha una dilatazione dei vasi (vasodilatazione) e di conseguenza calano la pressione e l'irrorazione sanguigna; quando avviene una diminuzione della gittata cardiaca; può essere anche causato da una grave reazione allergica (shock anafilattico). In caso di shock bisogna porre l'infortunato in una posizione che favorisca l'afflusso di sangue al cervello. Dopo aver cercato di eliminare la causa dello shock, è necessario cercare di agevolare la circolazione slacciando gli indumenti troppo stretti (cravatte, cinte, reggiseni, etc) e sistemando il soggetto in modo che il capo sia più in basso del corpo. In questo modo, per gravità, il sangue tende a defluire verso il cervello. Se l'infortunato viene fatto sdraiare su un piano rigido, si può apporre qualcosa sotto la parte dei piedi. In alternativa si può far sdraiare per terra l'infortunato e sollevargli le gambe.
ATTENZIONE: evitare la posizione antishock in caso di trauma cranico o davanti al sospetto di emorragia cerebrale o congestione

Massaggio Cardiaco e Respirazione Bocca a Bocca
Adagiate il paziente in terra e/o su di una superficie rigida, meglio se in posizione antishock. Chiamate o, meglio, fate chiamare da altri i soccorsi. Cercate di richiamare l'attenzione della vittima chiamandola a voce alta evitando di percuoterla e di schiaffeggiarla.
L’esistenza di un arresto cardiorespiratorio può essere verificata velocemente rilevando questi segni:
- l’assenza dei movimenti del torace e dell’addome superiore;
- ponendo il proprio orecchio sulla bocca e sul naso del paziente per accertare l’assenza di ogni flusso d’aria;
- palpando il polso radiale (arterioso) all’interno del polso con tre dita (indice, medio, anulare).
- le pupille rivelano l'arresto cardiaco perchè, dopo un breve periodo dall'arresto, si dilatano e non reagiscono alla luce.
In condizioni normali, invece, se illuminate, rimpiccioliscono immediatamente.
Iniziate la respirazione bocca a bocca e dopo le prime insufflazioni d'aria controllate subito, per non più di 10 secondi, la presenza di segni di attività circolatoria. Potete ricercare il battito cardiaco palpando il polso carotideo, appoggiando il secondo e terzo dito della mano sul collo, lateralmente al pomo d’Adamo e, premendo delicatamente, palpate con i polpastrelli, non con la punta delle dita.
Se non c'è circolazione, non si riesce a rilevare il polso carotideo o non si è sicuri, allora iniziate il massaggio cardiaco. Prima di procedere al massaggio è necessario individuare il punto di compressione. Per trovarlo la procedura più corretta e precisa è la seguente:
Partire dal margine inferiore dell’arcata costale e risalire con due dita unite seguendo la costola sin a quando non si raggiunge il punto in cui le costole si congiungono con lo sterno. Una volta trovato questo punto bisogna porre su di esso il dito medio e sopra di esso apporre anche il dito indice. Immediatamente sopra le due dita, sullo sterno, appoggiateil palmo dell'altra mano. Questo è il punto più corretto (detto punto di repere) per comprimere il cuore (al di sopra si rischia di rompere lo sterno, al di sotto si rischia di procurare fratture alle costole con possibili lesioni di organi vitali come il fegato o i polmoni) dove andrà effettuato il massaggio cardiaco. Non resta dunque che sovrapporre anche l'altra mano facendo ben attenzione che le dita della mano, che preme sullo sterno, siano ben sollevate.
L'infortunato deve essere sdraiato a pancia in su, disteso su un piano rigido o al suolo, meglio se in posizione antishock.
MAI effettuare un massaggio cardiaco su un letto o un materasso!
A questo punto controlliamo la pervietà delle vie aeree estroflettendo la testa all’indietro e controlliamo anche che non ci siano dentiere o parti mobili in bocca e prepararsi alla ventilazione.
Se il soccorritore è da solo. Dopo aver garantito la pervietà delle vie aeree, chiudere il naso con una mano, per evitare che esca l'aria che insuffliamo e per mantenere la testa iperestesa, ed effettuare 2 o 3 insufflazioni per ossigenare il sangue. Controllare che il torace e l'addome si dilatino durante l'insufflazione per poi riabbassarsi immediatamente dopo.
Posizionarsi in ginocchio su un lato dell'infortunato (lasciare l'altro libero ad un potenziale aiuto) e porre la base del palmo nel punto di compressione dello sterno precedentemente individuato. Porre il palmo dell'altra mano sul dorso della prima, con le dita ben alzate, per fare forza con entrambe le braccia. Mantenere le braccia ben tese, non piegate, ricordate che usando solo la forza delle braccia ci stancheremmo subito e non doseremmo la forza. Perché il massaggio sia efficace la spinta deve essere perfettamente verticale e non deve mai seguire un asse obliquo. Eseguire la prima compressione facendo forza, in modo perpendicolare, con tutto il peso del corpo, e poi rilasciare. Non aver paura di spingere troppo, inconsciamente sapremo regolare la spinta, ma ricordiamo che lo sterno si deve abbassare almeno di circa 4-5 cm.
L'operazione va ripetuta 15 volte, le compressioni vanno fatte a distanza di circa un secondo l'una dall'altra (per darci la cadenza contiamo a voce alta da 1001…a 1015 così che anche un eventuale soccoritore possa inserirsi con il ritmo giusto). Dopo 15 compressioni, spostarsi velocemente vicino alla testa dell'infortunato ed effettuare altre due insufflazioni. Continuare così alternando 15 massaggi e 2 insufflazioni. Va detto che ogni volta che si ricomincia a fare un ciclo di compressioni va nuovamente individuato, con la solita procedura, il punto di repere.
Ogni tanto bisogna controllare che l'attività cardiaca non si sia ripristinata. In tal caso interrompere immediatamente il massaggio e controllare le funzioni vitali dell'infortunato sino all'arrivo dei soccorsi. Se l'attività non si ripristina il massaggio va continuato senza interruzioni sino all'arrivo dei soccorsi.
ATTENZIONE: nel caso di bambini, le compressioni devono essere meno energiche. Anche il punto di compressione è differente: in particolare nei neonati il punto di compressione si trova nel punto mediano della linea di congiunzione dei capezzoli e la compressione deve essere fatta con due dita anziché con i palmi delle mani. Questo vale anche per i bambini molto piccoli: la compressione va effettuata soltanto con le dita, se non si vuole procurare uno sfondamento del torace. Inoltre bisogna ricordare che nei bambini il ritmo del cuore è più veloce, 80 - 100 battiti al minuto contro i 60 - 70 di un adulto. Anche il ritmo del massaggio deve essere un po' più veloce.
Se ci sono due soccorritori. Procedere come nel caso di un solo soccorritore con le seguenti differenze: un soccorritore si posiziona vicino alla testa e si occupa delle insufflazioni. L'altro si posiziona vicino al torace e si occupa delle compressioni. Si comincia con 2 insufflazioni, poi l'altro soccorritore effettua 15 compressioni, e si continua alternando 2 insufflazioni e 15 compressioni.
E' bene contare ad alta voce ogni compressione (1001...fino a 1015), in modo che l'altro soccorritore, che si occupa delle insufflazioni, prenda il giusto ritmo e sia pronto a immettere aria dopo la quindicesima compressione. Non effettuare mai contemporaneamente insufflazione e compressione ma sempre alternandole.
Poiché queste manovre sono molto faticose, è bene che i due soccorritori si alternino e si diano il cambio ogni tanto. Il cambio deve essere veloce. Intanto, ricordarsi di controllare il polso per vedere se l'attività cardiaca si è ripristinata .
ATTENZIONE: Le procedure qui descritte sono in continuo aggiornamento da parte dell'IRC, che è alla ricerca sempre di nuovi metodi più efficaci per salvare vite umane. Fino a pochi anni fa, per esempio, nel caso di un massaggio cardiaco con due soccorritori la manovra prevedeva un ritmo di 1 insufflazione seguita da 5 compressioni, la qualcosa si trova ancora in molti manuali non aggiornati. Le manovre qui descritte invece tengono conto degli ultimi protocolli del 2003 e in futuro potrebbero anche cambiare lievemente, visto che la ricerca è sempre in costante crescita.

Annegamento
Nei casi di annegamento, le prime cure all'infortunato devono essere prestate immediatamente, senza attendere l'arrivo di un medico: infatti l'arresto respiratorio porta in pochi minuti all'arresto cardiaco e alla morte se non a danni cerebrali irreversibili. La respirazione artificiale deve essere iniziata quindi al più presto, già in acqua, senza attendere di aver trasportato l'infortunato a terra. Il metodo di respirazione artificiale più efficace, e l'unico attuabile in acqua, è quello bocca-bocca. Per attuare questo metodo occorre piegare all'indietro la testa dell'infortunato estroflettendo al massimo la testa stessa, sollevargli la mandibola e tenergli la bocca semiaperta, spingendo verso il basso il mento con il pollice. Quindi il soccorritore circonda con la sua bocca quella dell'infortunato, e vi insuffla l'aria per circa un secondo, con dolcezza e non troppo velocemente. Terminata l'insufflazione, il soccorritore solleva la bocca, lasciando per circa due secondi che avvenga l'espirazione, effetto delle forze elastiche del polmone, quindi di un movimento passivo. Una volta arrivati a riva, bisogna porre le gambe dell'annegato più in alto della testa, quindi tirarlo sul fianco, con la testa bassa e piegata all'indietro e la bocca semiaperta. Premendo sullo stomaco, in questa posizione, si provoca la fuoriuscita di tutta l'acqua ingerita. Una volta effettuata questa manovra, bisogna riprendere immediatamente la respirazione artificiale. Questa va sempre eseguita con il metodo bocca-bocca, mentre i metodi di compressione toracica sono ormai superati. Le manovre di rianimazione vanno proseguite finché la respirazione non riprende spontaneamente, e vanno associate al massaggio cardiaco nei casi di arresto circolatorio.

Blocco delle emorragie massive
Prima di tutto evitare sempre il contatto con il sangue utilizzando appositi guanti di lattice
Le emorragie massive, che di solito interessano grossi vasi arteriosi e sono perciò molto abbondanti, vanno tempestivamente arginate per evitare che l'infortunato perda eccessive quantità di sangue o muoia dissanguato.
Per bloccare o diminuire le perdite è sufficiente cercare di fermare la circolazione del sangue comprimendo i vasi arteriosi in alcuni punti dove il loro passaggio è facilmente raggiungibile. I punti di compressione sono collocati tra il cuore e la ferita. Comprimendoli si provoca una vasocostrizione che rallenta o blocca la circolazione del sangue. Le compressioni sono ancora più efficaci se si utilizza un oggetto rigido, per esempio una moneta o spesso le stesse ossa del paziente.
I punti di compressione.
- Compressione dell'arteria carotidea.
Gravi ferite al collo, facendo molta attenzione a non bloccare l'afflusso di sangue al cervello.
- Compressione dell'arteria succlavia
Ferite alla spalla o detroncazioni del braccio. Il soccorritore si posiziona dietro la schiena dell'infortunato e introduce le dita nella cavità dietro la clavicola comprimendo con forza verso il basso.
- Compressione dell'arteria ascellare.
Ferite al braccio o all'avambraccio. E' consigliabile sollevare in alto il braccio dell'infortunato, per poi comprimere energicamente con i pollici nella cavità ascellare.
- Compressione dell'arteria omerale superiore.
Ferite al braccio. Bisogna comprimere con tre dita sotto il bicipite in corrispondenza dell'omero, nella parte interna del braccio.
- Compressione dell'arteria omerale inferiore.
Ferite all'avambraccio o alla mano. Si comprime con i due pollici nell'incavo del gomito.
- Compressione dell'arteria femorale superiore.
Ferite alla coscia o prossime all'inguine. Bisogna far stendere l'infortunato e comprimere sull'inguine, con la mano chiusa a pugno, in modo deciso e con forza, con il braccio teso e facendo forza anche con l'altro braccio.
- Compressione dell'arteria femorale inferiore.
Ferite alla coscia. L'infortunato è disteso a terra con la gamba leggermente piegata: il soccorritore comprime con forza contro il femore, nella parte interna della coscia, con la mano chiusa a pugno e il braccio teso.
- Compressione dell'arteria poplitea.
Ferite alla gamba o al polpaccio. L'infortunato è disteso a terra, il soccorritore pone il suo piede sulla propria spalla, in modo che rimanga sollevato, e comprime nell'incavo del ginocchio con i due pollici.
Il laccio emostatico è da utilizzare con molta prudenza e solo in caso di assoluta necessità, perchè esclude completamente la circolazione sanguigna con il rischio di procurare una necrosi dei tessuti. Il laccio va perciò utilizzato solo in casi estremi come la detroncazione di un arto, lo schiacciamento sotto macerie o pesi, o gravi fratture esposte. Le complicazioni più pericolose sono la possibilità di cancrena ischemica, la paralisi dei tessuti nervosi, lo shock da laccio. Una volta messo, il laccio non si deve più né allentare né togliere: queste operazioni, infatti, portano a un improvviso ripristino della circolazione che può comportare scompensi circolatori anche mortali. Il laccio emostatico non va mai tenuto a lungo, dopo 30 minuti comincia ad essere rischioso e più passa il tempo più il rischio di complicazioni aumenta. E' consuetudine perciò scrivere sulla fronte dell'infortunato l'ora esatta della messa del laccio affinché i soccorritori si sappiano regolare. Come lacci emostatici possiamo usare strisce di stoffa, sciarpe e stracci di una larghezza di circa 4-5 cmi, legati molto stretti o attorcigliati intorno a un legno o a una penna a mo' di torchio. Non usare mai corde, fili elettrici o stringhe che ledono i tessuti.
ATTENZIONE: il laccio emostatico si può applicare soltanto al femore o all'omero che costituiscono un supporto rigido contro cui le arterie si comprimono. Non si deve MAI utilizzare sull'avambraccio o sulla gamba perché sono formati da due ossa ciascuno, e i vasi sanguigni scorrono tra di essi.

Avvelenamento
L'avvelenamento avviene per l'ingestione nel nostro organismo di sostanze nocive. I sintomi possono essere immediati, all'atto dell'ingestione, ma possono anche verificarsi sino a 12-24 ore dopo l'ingestione.
I sintomi sono svariati, generalmente riconducibili a nausea, vomito, crampi e dolori addominali.
Qualora le sostanze tossiche siano ingerite involontariamente, per esempio per intossicazione da funghi, o da alterazioni di cibi che producono tossicosi alimentari come il botulismo, non è sempre facile collegare i sintomi a ciò che si è ingerito, soprattutto se è passato del tempo.
Intervento
Per sospetto avvelenamento è indispensabile individuare la tipologia della sostanza tossica ingerita e consultare immediatamente un medico o recarsi tempestivamente in un pronto soccorso, a seconda della gravità.
Avvelenamento da barbiturici o farmaci
Tipico di chi vuole tentare il suicidio, questo tipo di avvelenamento porta all'arresto respiratorio e di conseguenza alla morte. I sintomi sono sonno che degenera in coma, depressione, alterazione della respirazione. In questi casi bisogna chiamare i soccorsi e condurre l'infortunato in ospedale. Nel frattempo, è importante non farlo addormentare, nonostante la sonnolenza, stimolandolo costantemente con domande e stimoli fisici (scossoni, piccoli schiaffi, pizzicotti, etc..). Stimolare il vomito e somministrare abbondante caffè, ottimo eccitante.
Se il paziente non è cosciente bisogna controllare attentamente che non avvenga un arresto respiratorio.
E' molto importante far pervenire in ospedale o al medico il tipo di farmaco ingerito e, possibilmente, anche la quantità.
ATTENZIONE: questo tipo di avvelenamento spesso coinvolge i bambini, che ingeriscono farmaci credendo siano caramelle. Per questo è bene che i medicinali siano sempre fuori dalla portata dei bambini.

Avvelenamento da alcol
Il motivo per cui le bevande alcoliche possono causare intossicazione è la presenza in esse dell'etanolo. L'etanolo, quando assunto in quantità tali da divenire tossico, agisce direttamente sul cervello ed ha come effetto non solo l'alterazione delle attività psicomotorie, delle funzioni visive e uditive, ma anche le capacità intellettive. L'alcol infatti mina le capacità di autocontrollo e può avere un potente effetto depressivo.
L'intossicazione alcolica manifesta questi sintomi che possono essere presenti tutti o in parte:
impossibilità di coordinare i movimenti (per esempio, la persona non riesce a infilare una giacca), linguaggio confuso e biascicato, respirazione alterata, crisi di vomito, perdita di conoscenza, comparsa di venuzze rosse sulla parte bianca dell'occhio, forte odore di alcol nell'alito. La prudenza invita sempre a chiamare un medico, ma se la persona sembra addormentata, ma il cuore pulsa regolarmente e il respiro è normale, non occorre nel frattempo fare null'altro di particolare. Può essere importante invece controllare la persona di tanto in tanto.
Nel caso in cui la respirazione sia alterata, per cui appare corta, affrettata, affannosa, la situazione può essere invece più grave. In questo caso è necessario effettuare la respirazione artificiale e, se il battito del cuore risulta assente, anche il massaggio cardiaco. Ovviamente in questo secondo caso va subito chiamata un'ambulanza. Potrebbe darsi che la persona sia svenuta o stia dormendo, ma in questo caso basterebbe scuoterla per capirlo. Se reagisce, risvegliandosi anche per pochi istanti, non c'è nulla di cui preoccuparsi. Occorre stare attenti invece se dopo le scosse ricevute non si nota neanche una minima reazione. L'eccessiva assunzione di alcol porta euforia, loquacità, stati di alterazione della personalità e dei comportamenti, sonnolenza, nausea o sonno profondo che può anche degenerare in coma.
In questi casi è necessario stimolare il vomito e somministrare abbondante caffè. Nei casi più gravi è necessario ospedalizzare la persona e ricorrere a una lavanda gastrica.
ATTENZIONE: Gli etilisti sono maggiormente soggetti all'assideramento.

Avvelenamento da funghi
Le tossine presenti nei funghi possono agire rapidamente, dopo 1- 6 ore, ma anche dopo 8 -48 ore.
Nel primo caso i sintomi sono generalmente nausea, vomito, diarrea, tremori muscolari, eccitazione psichica, tachicardia. Con il vomito e la diarrea le tossine vengono eliminate. E' bene comunque ospedalizzare d'urgenza, se possibile con i residui del cibo ingerito che saranno analizzati.
Nel secondo caso le tossine portano a sintomi come vomito, diarrea, dolori addominali, shock. E' inutile provocare il vomito, perché dopo 8 48 ore le tossine sono state completamente assorbite. E' necessario ospedalizzare d'urgenza, se possibile con i residui del cibo ingerito che saranno analizzati.
Intossicazione Alimentare
La causa più frequente di intossicazione alimentari è l'ingestione di alimenti avariati o mal conservati. Un esempio tipico è quello di alimenti non conservati in frigorifero. Un modo efficace per riconoscere l'intossicazione alimentare è notare se più persone che hanno mangiato la stessa cosa hanno avuto un malore o se lo accusa solo chi ha mangiato un determinato cibo.
In particolare l'intossicazione da stafilococchi è dovuta a cibi conservati a temperatura ambiente, insorge a poche ore dal pasto e si manifesta con vomito, dolori addominali, diarrea, febbre. Più grave, e spesso mortale, è l'intossicazione da tossina botulinica ed è dovuta all'ingestione di cibi conservati, in scatola e sottolio, o insaccati. Se si sospetta che l'intossicazione sia di origine botulinica , in base al tipo di cibo che può averla causata, è assolutamente necessario trasportare con urgenza la vittima al Pronto Soccorso.
I più comuni alimenti alterati o inquinanti sono la carne andata a male, cibi in scatola mal conservati, frutti di mare raccolti nelle vicinanze dei porti. È buona norma buttare via le scatole che presentano il coperchio rigonfio o che emettono un soffio di gas all’apertura, ed evitare di raccogliere frutti di mare se l'acqua non è cristallina.
I sintomi di intossicazione alimentare, che possono essere presenti o singolarmente o tutti insieme, sono: mal di pancia e di stomaco, diarrea, vomito, alterazione della respirazione, forte salivazione, intensa sudorazione, senso di vertigine. La prima cosa da fare è mettersi in contatto con il Centro Antiveleni più vicino in modo da ottenere istruzioni precise sul da farsi. Nel caso ciò non sia possibile immediatamente l'alternativa immediata è quella di indurre il vomito, se non è già arrivato spontaneamente. La manovra di induzione del vomito può essere (anzi è preferibile che lo sia) fatta dalla persona stessa con due dita o un cucchiaio posti in fondo alla gola. Evitare assolutamente di far ingerire alla persona alcun tipo di bevanda come ad esempio caffè salato, neanche se ciò serve ad indurre il vomito. Anche se la persona riesce a vomitare deve comunque essere visitata da un medico. Nel caso contrario va immediatamente portata al pronto soccorso

Avvelenamento da antiparassitari
Può avvenire per assunzione o inalazione di sostanza velenose utilizzate per frutta e ortaggi.
I sintomi sono tremori, convulsioni e alterazioni della respirazione. In questo caso è importante evitare l'ingestione di latte o grassi che facilitano l'assorbimento di tali sostanze. E' utile provocare il vomito e ricoverare d'urgenza all'ospedale.
Avvelenamento da caustici
Può avvenire per inalazione o ingestione di sostanze come benzina, candeggina e simili, acidi, alcali o altre sostanze corrosive non produce avvelenamento, ma causa la distruzione dei tessuti dell’apparato digerente, con effetti simili a quelli di un’ustione: non di rado infatti si potranno notare dei segni di ustione attorno alle labbra dell’infortunato, dolori violenti alla bocca, esofago e stomaco.
Se è stata ingerita una sostanza corrosiva non bisogna assolutamente provocare il vomito per evitare di aumentare le lesioni con la ripetizione del passaggio della sostanza nell’apparato digerente. Avendo la certezza che non sono in causa irritanti o caustici, se l’infortunato non presenta convulsioni ed è cosciente, è utile provocare il vomito. In molte città esistono centri antiveleni a cui è possibile rivolgersi anche telefonicamente per ricevere istruzioni su come comportarsi in caso di intossicazione alimentare o di avvelenamento che provocano lesioni, ulcere e perforazioni. E' necessario chiamare immediatamente i soccorsi e cercare di diluire le sostanze ingerite con latte - per sostanze come acido muriatico e solforico - e acqua e limone nel caso sia stata ingerita dell'ammoniaca.
ATTENZIONE: prima di fare ingerire queste sostanze è bene consultare un medico: un errore potrebbe danneggiare ulteriormente l'infortunato.

Intossicazione da Gas
In questo caso siamo in presenza di un infortunio dalle caratteristiche "subdole", in quanto la vittima rimane intossicata un po' alla volta senza rendersene conto, passando lentamente dallo stato di sopore a quello confusionale con manifestazioni di cefalea acuta, nausea e vomito, sonno profondo e, nei casi in cui non si interviene in tempo, coma ed arresto cardiaco. In altre parole, la vittima rimane colpita lentamente da asfissia senza avvertire nessun pericolo.
È importante, quando si deve prestare soccorso alla vittima, attenersi alle seguenti norme per non rimanere colpiti dallo stesso infortunio, data la presenza di esalazioni di gas nell'aria: nell'ambiente saturo di gas è necessario in primo luogo tutelare la propria incolumità: ci si deve proteggere il viso con un panno bagnato e prima di irrompere nel locale si deve respirare profondamente per cinque-sei volte e poi eseguire un'ultima inspirazione profonda.
non si devono azionare interruttori elettrici o qualsiasi app arecchio elettrico, né usare candele o corpi illuminanti a fiamma libera;
Procedendo carponi (a quattro zampe) o, meglio, strisciando con il ventre a terra, si deve raggiungere la persona in difficoltà, afferrarla per un braccio e trascinarla immediatamente fuori dalla stanza. Bisogna agire in fretta in modo da non correre il rischio di dover inspirare il gas. È importante non entrare in posizione eretta perché il gas tende a salire verso l'alto: procedere all'altezza del pavimento riduce il rischio di inalarlo. Se è possibile è opportuno arieggiare l'ambiente aprendo tutte le finestre;
Una volta fuori dal locale saturo di gas, la persona deve essere trasportata all'aria aperta e i suoi vestiti devono essere slacciati. La vittima, se presenta difficoltà respiratorie, a respirazione artificiale. Sistemarla in posizione di sicurezza per evitare il soffocamento in caso di vomito. Provvedere quindi con urgenza a trasportarla al più vicino Pronto Soccorso.
Se le sue condizioni lo richiedono praticare il massaggio cardiaco. Nel frattempo, se è possibile, farsi aiutare a chiamare un'ambulanza, specificando che occorre dell'ossigeno. Se invece il soccorritore è da solo, non deve allontanarsi per telefonare prima che la persona si sia ripresa completamente. L'ambulanza deve essere chiamata anche se la persona sembra stare bene.

Ferite
In generale, è buona regola medicare da soli, senza richiedere l'intervento del medico, solo le ferite non troppo profonde, non troppo estese, non contuse e con margini netti e non contaminate in profondità da terriccio o sporcizia. Nel caso delle ferite più banali, il trattamento consiste semplicemente nel detergere la zona lesionata con soluzione fisiologica o acqua ossigenata molto diluita, nel disinfettare la zona circostante con tintura di iodio e nel proteggere la lesione con una compressa di garza, tenuta ferma da una fasciatura. Se la ferita ha margini anfrattuosi o è contaminata da corpi estranei, da terriccio, da polvere, è consigliabile recarsi al pronto soccorso, perché in queste condizioni è facile che nelle lesioni sia penetrata la spora del tetano, responsabile di una gravissima malattia. Per prevenire questa complicazione è necessario eseguire un'iniezione di siero antitetanico, seguita dalla vaccinazione antitetanica. Nelle persone già vaccinate è spesso consigliabile eseguire un'iniezione di richiamo. Le ferite molto profonde, molto estese o con margini irregolari hanno scarsa tendenza alla guarigione spontanea, che avviene molto lentamente: i margini della ferita restano, infatti, distanziati, e la lesione deve essere colmata da abbondante tessuto cicatriziale per ottenere la guarigione. Per rendere più rapida la cicatrizzazione della ferita, il medico può eseguire dei punti di sutura: fa passare attraverso i due lembi della ferita dei brevi tratti di filo, che vengono annodati in modo da avvicinare i due lembi. Questi punti vengono tolti dopo una settimana, quando il processo di guarigione della ferita è ormai in uno stadio avanzato. Per suturare i tessuti profondi si impiega un filo riassorbibile.

Fratture
La frattura è la lesione di un osso. La causa è quasi sempre traumatica e può essere causata da urti diretti sull'osso; urti indiretti provocati da un contraccolpo o da contusioni muscolari (ad esempio la caduta in piedi che causa la frattura della colonna vertebrale); fragilità dell'osso che causa fratture cosiddette spontanee (come le decalcificazioni gravi)
La sintomatologia si manifesta con: dolore, impotenza funzionale, gonfiore, deformazione dovuta allo spostamento dei frammenti ossei, arrossamento della parte colpita, e ancora raccorciamento dell'arto, angolazione o torsione. Successivamente sopraggiungono sintomi quali l'edema e l'ecchimosi.
La frattura può essere:
semplice, se l'osso è spezzato ma è rimasto unito;
composta, se i due monconi non sono allontanati;
multipla, se l'osso è in più frammenti;
complicata, se sono interessati nervi, vasi e organi vicini;
esposta, se la frattura perfora dall'interno muscoli e cute e quindi è complicata da una ferita.
La cosa migliore è attendere l'intervento dei soccorsi qualificati dotati di apposite attrezzature medicali, come le steccobende, i collari rigidi, le barelle a cucchiaio, il materassino a depressione e via dicendo.
Se questo non è possibile bisogna improvvisare delle immobilizzazioni con mezzi di fortuna.
Bisogna sempre tenere a mente che in caso di frattura, la parte deve essere tenuta in trazione. In questo modo si evita che i monconi possano danneggiare i tessuti. Inoltre l'infortunato ne trae solitamente un sollievo e una diminuzione del dolore.

Fratture degli arti
Nel caso di una sospetta frattura di un arto si può cercare di steccarlo, con delle stecche di legno o comunque dei sostegni rigidi, avvolti in stracci, giornali, indumenti, e successivamente, bendati e fasciati. Nel caso di una frattura di una gamba, in mancanza di meglio, si può usare l'arto sano come sostegno.
ATTENZIONE: spesso, se la frattura coinvolge un'articolazione, l'arto può essere deformato o piegato. In tal caso per immobilizzarlo è necessario raddrizzarlo. Questa operazione è sconsigliabile per chi non è un esperto soccorritore. Tuttavia, se è indispensabile, bisogna ricordare che lo spostamento deve avvenire sempre in trazione, allontanando tra loro i monconi.
Se la estremità dell’osso fratturato sporge dalla pelle e l’emorragia è grave, si può tentare di fermarla ma non bisogna fare nessun tentativo di riportare l’osso al suo posto nè di pulire la ferita. Se l'attesa di un medico si protrae ulteriormente l’infortunato deve essere trasportato per ricevere le cure del caso, la frattura deve essere immobilizzata con stecche per evitare danni maggiori. potranno fungere da stecche tutto ciò che può servire a tenere ferme le ossa fratturate: cartone, giornali o riviste per le braccia, manici di scopa o assi per le gambe. Gli oggetti dovranno essere abbastanza lunghi da giungere oltre le articolazioni che sono al di sopra e al di sotto della frattura. Occorre però ribadire che le stecche servono esclusivamente per immobilizzare la frattura:lasciare che la riduzione sia effettuata dal medico.Quando è possibile non effettuare l'immobilizzazione della frattura e non far muovere affatto il paziente. Non occorre pensare che non vi siano fratture soltanto perché l’infortunato può muovere l’articolazione o l’arto leso.

Fratture alla colonna vertebrale
L'immobilità dell'infortunato è fondamentale. Se viene leso il midollo spinale, si va incontro a un danno irreversibile, che può portare alla paralisi o alla morte.
Il trasporto richiede alcune attrezzature apposite e un soccorso qualificato. In casi di estrema urgenza (incendio, fughe di gas), l'infortunato può essere trasportato da almeno 3 soccorritori, meglio se in 5. Prima del trasporto si deve mettere in trazione il paziente. La mano sotto la testa deve tirare verso l'esterno mentre dall'altra parte, bisogna che anche i piedi siano tirati in direzione opposta. Le mani dei soccorritori devono poi scivolare sotto le gambe, i glutei e la schiena, molto aperte e tese, a formare un piano rigido. I soccorritori devono essere coordinati e sollevare il paziente contemporaneamente, mantenendone il corpo sempre perfettamente in asse e allineato. Successivamente l'infortunato va posto su un piano rigido e legato e immobilizzato, prima del trasporto.

Infarto
L'infarto cardiaco non è altro che la morte di una parte dei tessuti che costituiscono il cuore, causata dal mancato arrivo del sangue al cuore stesso.
Il cuore, come tutti le parti del corpo, ha bisogno di sangue per poter funzionare. L'apporto di sangue è assicurato da due arterie (coronaria sinistra e destra) e dalle relative vene. In generale, se per qualche motivo si ha una mancanza di ossigeno ad un tessuto si ha una conseguente sofferenza delle cellule (Angina). Si ha quindi un Ischemia. Se la mancanza è prolun-gata (5 minuti per le cellule nervose, 15 per le cellule cardiache) si ha la morte della cellula ("necrosi su base ischemica") e si parla quindi di Infarto.
Nel caso di sofferenza delle cellule si parla di angina mentre nel caso di morte delle cellule si parla di infarto.
La cause di riduzione dell'apporto di sangue al cuore è l'ostruzione delle coronarie. Si può avere per trombosi coronarica su base aterosclerotica (embolo o trombo) oppure per spasmo coronarico.
I sintomi con cui si manifesta generalmente non lasciano dubbi: la persona avverte un dolore intenso al centro del torace che talvolta si irradia alle braccia, spesie il sinistro, al collo, alla mascella, allo stomaco, alla spalla. Il dolore è descritto come una sensazione di pressione, peso, costrizione, a volte solo malessere, dura in genere più di trenta minuti (a differenza dell'angina), non si aggrava con l'esercizio e non è alleviato dal riposo o dal ricorso al trinitrato di glicerina (vasodilatatore). Il dolore può accrescersi d'intensità per minuti od ore e poi restare costante sino a recedere. L'eventualità che l'infarto si manifesti in modo del tutto indolore è rara.
La persona colpita appare pallida e sudata, le labbra e le dita sono livide e prova una forte sensazione di nausea spesso accompagnata da crisi di vomito. Il respiro è corto e affannoso. Caratteristiche dell'infarto sono anche l'agitazione fisica e psichica e una sensazione di paura incontrollablile fino ad arrivare alla possibilità di svenimento.
Come trattamento immediato bisogna accertarsi che la persona respiri e che il cuore batta. Mettere l’infortunato a riposo, disteso o semiseduto, cercando di tranquillizzarlo. slacciare gli indumenti stretti. Se il paziente è un cardiopatico noto ed ha con sé i farmaci per curare l’attacco di dolore toracico (TRINITRINA - CARVASIN), lasciare che li assuma. Coprirlo, se necessario. Se necessario bisogna effettuare subito la respirazione artificiale e il massaggio cardiaco. La cosa più importante ed urgente da fare, se la persona respira regolarmente e il cuore batte, chiamare immediatamente l'ambulanza, specificando che probabilmente si tratta di un attacco di cuore, oppure, se si vuole guadagnare tempo, si può caricare la persona in macchina e portarla nel più vicino Pronto Soccorso.
Nell'eventualità in cui si sia chiamata l'ambulanza è opportuno, mentre la si aspetta, mettere la persona in posizione semisdraiata (occorre evitare la posizione sdraiata) aiutandosi con dei cuscini da sistemare sotto la sua schiena. La persona colpita non deve compiere il minimo sforzo fisico, per limitare il lavoro del cuore, e va tenuta al caldo, è bene quindi avvolgerla in una coperta o farle indossare un cappotto. Gli abiti devono essere allentati, il nodo della cravatta deve essere sciolto. È importante non aggravare lo stato di agitazione della persona rassicurandola e facendosi vedere calmi e sereni. Non bisogna invece porgerle nulla da bere.
Se si è da soli e si sospetta di avere un attacco di cuore bisogna chiamare subito un'ambulanza: è bene parlare chiaramente del proprio sospetto (non basta dire un generico "mi sento male"), in modo che i soccorsi arrivino già ben attrezzati per l'evenienza. Mentre si aspetta l'ambulanza, bisogna coprirsi e mettersi seduti o semisdraiati con un paio di cuscini dietro la schiena. Gli abiti stretti devono essere slacciati e il nodo della cravatta, se la si indossa, deve essere allentato.

Morsi di animali
Il morso di animali di grossa taglia, in genere carnivori, si presenta spesso come una ferita lacera, talora con segni profondi nei tessuti sottostanti di uno o più denti, soprattutto i canini. Questi denti, per loro conformazione, penetrano profondamente nei tessuti. L'aspetto del morso si puó presentare modi diversi (per esempio se la parte lesa era, al momento del trauma, ricoperta da un indumento) e spesso è accompagnata da una contusione dalla colorazione bluastra. L'aspetto dell'ecchimosi denuncia la natura traumatica del morso, riproducendo sovente con molta precisione la forma dell'arcata dentaria dell'animale responsabile. Particolarmente pericolose sono le morsicature di animali selvatici come scoiattoli, volpi, etc. Infatti ai nostri giorni, per lo meno in Europa, la rabbia è praticamente scomparsa fra i cani che vivono nelle città; è invece ancora presente in animali selvatici con , fra i quali anzi ha da qualche anno un preoccupante aumento di incidenza (rabbia "silvestre"). La morsicatura da parte di uno di questi animali pertanto deve essere attentamente seguita nel suo decorso, per poter intervenire in tempo con la vaccinoterapia al primo sospetto di rabbia.E' infatti noto che una volta che questa malattia virale abbia iniziato a manifestarsi sintomatologicamente, il paziente sia spacciato. E', anche per questo, comunque buona norma, se possibile, catturare l'animale morsicatore e tenerlo sotto osservazione per una decina di giorni per verificare l'eventuale comparsa di sintomi rabbiosi. Un morso, in genere, puó comunque essere pericoloso per le possibili infezioni che complicano, in molti casi, il decorso della lesione. I batteri responsabili dell'infezione (provengano dall'ambiente orofaringeo dell'animale e/o dall'ambiente esterno) possono determinare la comparsa di suppurazione e/o di una tipica sintomatologia da infezione in corso. Particolarmente pericolosi a questo riguardo, strano a dirsi, sono i morsi inferti dall'uomo. Le lesioni di questo tipo (invero rare, inferte di solito da persone squilibrate oppure nel corso di violente colluttazioni) hanno una particolare tendenza alla suppurazione ed alla lentezza nella guarigione, per motivi ancora non ben compresi. La presenza di tessuti mortificati e laceri è una della cause per cui i morsi di animali sono facilmente tetanigeni. É pertanto d'obbligo, nella terapia di primo soccorso di un morso, informarsi dello stato di immunizzazione del soggetto al tetano e regolarsi quindi di conseguenza (sarà bene iniettare una dose di gammaglobuline antitetaniche e, se il soggetto non è vaccinato, procedere alla prima vaccinazione).
Un accenno particolare va fatto al morso di animali che, durante l'azione lesiva provocata dai denti, iniettano nell'organismo sostanze nocive o velenose. Non ci si riferisce qui agli insetti, le cui punture verranno esaminate altrove; s'intende invece fare un accenno ad un rettile assai comune in Italia, la vipera. É innanzitutto bene saper riconoscere a prima vista la vipera ed il morso da essa provocato, per evitare inutili allarmismi. La vipera ha testa triangolare e coda tozza, contrariamente alle bisce comuni, non velenose. Il morso di vipera è caratteristico, costituito da due punture molto fini (sembrano prodotte da uno spillo) corrispondenti agli orifizi d'entrata dei denti veleniferi, distanti fra di loro circa un centimetro. La sintomatologia della morsicatura di vipera è assai variabile in funzione della quantità di veleno iniettata, dell'età e del peso della vittima. Una morsicatura con carica velenifera media in un adulto in genere provoca un danno limitato; in un bambino o in un anziano al contrario possono insorgere shock, vomito emorragico, cefalea, depressione respiratoria ed anche la morte. La terapia consiste nel legare l'arto colpito fra il morso e la radice per impedire quanto possibile la diffusione del veleno; nel mantenere il paziente il più possibile tranquillo e fermo; nel somministrare un siero apposito, contenente gammaglobuline antivelenifere che neutralizzano veleno. Il soggetto deve essere trasportato al più presto presso un ospedale in vista delle possibili complicazioni cardiocircolatorie e respiratorie. La somministrazione del siero va effettuata intramuscolo; c'è sempre pericolo di una reazione anafilattica, per cui si dovrebbero avere a disposizioni adrenalina e cortisone.

Punture d'insetti
La terapia delle punture d'insetto è piuttosto semplice. Bisogna innanzitutto accertarsi che non vi sia nella ferita un pungiglione ritenuto, e questo si fa osservando da vicino la ferita stessa, magari bagnata da acqua ossigenata. L'azione dell'acqua ossigenata è profondamente detergente per l'abbondante sviluppo di bolle e può di per sé rimuovere un corpo estraneo di piccole dimensioni come un pungiglione. Se questo è presente e non è venuto via con l'acqua ossigenata, è necessario asportarlo con una pinzetta possibilmente sterile (se necessario si potrà anche eseguire una piccola incisione per raggiungerlo con facilità). Nel caso delle punture d'ape è importante ricordare che al pungiglione, conficcato nella pelle, resta unita la sacca del veleno: per non aggravare l'infiammazione, è importante non premere la sacca del veleno durante le manovre di estrazione del pungiglione dell'ape. Il rischio maggiore è ora che la ferita si infetti; sarà pertanto bene, dopo aver proceduto ad una accurata disinfezione, medicare con una pomata o con una polvere antibiotica. Si lascerà protetta da una garza o da un cerotto la parte per ventiquattro ore. Il dolore locale ed il prurito possono essere controllati con l'applicazione di un antistaminico o, in assenza di altro, di una goccia di ammoniaca che svolge anche un'ottima azione disinfettante.

Scosse elettriche
Se il paziente è ancora in contatto con la sorgente di elettricità è assolutamente indispensabile staccarlo immediatamente, tenendo presente che, data la buona conducibilità del nostro corpo, il toccare direttamente un soggetto ancora in contatto con una fonte di elettricità è pericolosissimo. Se è possibile raggiungere rapidamente un interruttore e provvedere a togliere la corrente prima di toccare il paziente, altrimenti si dovrà staccare il soggetto utilizzando un oggetto isolante oppure proteggendosi le mani con sostanze cattive conduttrici di elettricità (stoffa, gomma, etc.). Se chi soccorre è ben isolato dal pavimento (scarpe/stivali con suola in gomma oppure se siamo su una pedana di legno) è sufficiente indossare una giacca al contrario (con il "dietro" sul davanti), proteggendosi le mani con le maniche ripiegate. Una volta distaccato l'infortunato dalla corrente, è essenziale fare un rapido controllo delle funzioni vitali per valutare il grado di compromissione. In caso di arresto cardiaco è necessario praticare immediatamente un massaggio cardiaco esternoe e se coesiste arresto respiratorio, al massaggio, andrà accoppiata la respirazione artificiale, meglio se bocca-a-bocca. Le lesioni elettriche gravi richiedono in ogni caso il pronto ricovero in un centro ospedaliero attrezzato, anche per il trattamento delle lesioni cutanee che sono spesso gravi ed estese, ricordando da vicino ustioni di notevole gravità.
É importante che vengano prese tutte le misure atte a minimizzare il rischio degli incidenti causati dall'elettricità. A questo fine è essenziale l'isolamento perfetto e la messa a terra di ogni apparecchio elettrico, ed in particolar modo di quelli di uso corrente. É anche necessaria una periodica revisione delle condizioni degli apparecchi per valutarne la sicurezza. In ambito industriale esistono apposite normative che regolano gli interventi preventivi nei confronti degli incidenti sul lavoro causati da corrente elettrica. La prevenzione va attuata anche e soprattutto a livello domestico con l'installazione di interruttori generali sensibili agli incidenti (salvavita che staccano automaticamente la corrente in caso di cortocircuito) e di prese elettriche di sicurezza, soprattutto dove vi siano bambini piccoli per i quali le prese sembrano costituire delle irresistibili attrazioni. É comunque consigliabile non lasciare che il bambino giochi, soprattutto se non è possibile sorvegliarlo continuamente, vicino a una presa elettrica, a un elettrodomestico in funzione o a cavi elettrici, anche se si sono applicati dispositivi di sicurezza.

ScottatureNel prestare soccorso ad un ustionato bisogna agire sempre con estrema delicatezza; evitare perciò, nel togliere le vesti, di farlo con violenza perché si corre il rischio di rompere le vesciche che difendono la superficie bruciata dal contatto dell'aria, o di portare via lembi di pelle e di tessuto. Non applicare mai sulle scottature liquidi come inchiostro, aceto, vino, che spesso sono usati empiricamente e hanno fama di dare giovamento. Si può lavare la scottatura con acqua bollita raffreddata, facendovela colare sopra, senza sfregamento. Il lavaggio prolungato è molto utile sulle ustioni prodotte da sostanze chimiche: nel caso di acidi con acqua saponata e nel caso di alcali (ammoniaca, soda, potassa) con acqua e aceto o succo di limone. Una sostanza che calma il dolore e che può essere usata con vantaggio è l'olio d'oliva, specialmente se si aggiunge ad esso acqua di calce (linimento oleo-calcare). Quando le ustioni sono a carico della bocca, l'acqua fresca e il latte costituiscono un discreto mezzo per calmare il dolore. Per evitare le infezioni, toccare il meno possibile le zone bruciate, che devono anzi essere coperte. A tal fine, dopo aver lavato accuratamente le mani, coprire l'ustione con una spessa compressa di garza sterile asciutta (impedire il contatto diretto con l'aria riduce il dolore e le possibilità d'infezione). Se non si ha a disposizione materiale sterile per coprire le ustioni, usare lenzuola o asciugamani freschi di bucato. Se l'ustione è molto estesa e la vittima è in sè, iniziare subito la somministrazione di liquidi: sciogliere mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio e un cucchiaino di sale in un litro d'acqua e far bere al paziente mezzo bicchiere di questa soluzione ogni quindici minuti circa (da quattro a sei litri nelle ventiquattro ore), per reintegrare i liquidi corporei perduti attraverso l'ustione. Se il paziente vomita, non insistere nel farlo bere. Queste misure vanno intese soltanto come primo pronto soccorso in attesa dell'arrivo del medico.

Sovradosaggio medicinali
Il sintomi da sovradosaggio da farmaci possono essere vari, ma quasi sempre sono a danno dell'apparato intestinale e del sistema nervoso. Possono variare a seconda del tipo di farmaco. In generale, l'intossicazione da farmaci provoca: rallentamento dell'attenzione e dello stato di coscienza, insorgenza di uno stato di torpore e sonnolenza, riduzione progressiva dell'attività respiratoria.
Vista poi la varietà dei farmaci esistenti è utile soffermarsi sui farmaci che più frequentemente, con la loro assunzione, provocano intossicazione come i barbiturici che, ad esempio, provocano sonnolenza, nausea, vertigini, ebbrezza, pallore, sudorazione, perdita d'urina e di feci, rilassamento del sistema muscolare, arresto della respirazione.
La prima cosa da fare urgentemente è quella di rivolgersi ad un centro antiveleni. Nell'attesa del soccorso ospedaliero, è bene attenersi a delle regole molto precise: non somministrare bevande o cibi se la vittima non è cosciente, conservare i residui del farmaco e/o i relativi contenitori o foglietti illustrativi, in modo da consentire al personale medico l'immediata identificazione della sostanza ingerita e prestare le cure più indicate. Se il caso si presenta più grave potrà rendersi necessario praticare la respirazione bocca a bocca e/o sistemare la vittima nella posizione di sicurezza se è in stato di incoscienza.

Svenimenti
In genere la ripresa dallo svenimento è rapida quanto l'insorgenza: basta mettere il soggetto in posizione orizzontale, meglio se con le estremità inferiori sollevate e la testa in basso per facilitare l'afflusso di sangue al cervello. Inoltre slacciare il colletto o gli abiti per agevolare la respirazione, favorire il riscaldamento con coperte o con borse calde e quando è tornata la conoscenza, somministrare sostanze calde. Solo nei casi più gravi occorrono farmaci stimolanti dei centri nervosi e della circolazione. Se una persona sente che sta per svenire, coricarla immediatamente oppure, se non è possibile, farla sedere piegata in avanti, con la testa fra le gambe, più bassa del ginocchio e farla respirare profondamente. Se, in caso di svenimento, la ripresa dovesse tardare a mostrarsi, occorrerà praticare la respirazione artificiale. Qualche volta lo svenimento può essere la conseguenza di una malattia cardiaca, in tal caso occorreranno delle cure specifiche dopo gli accertamenti diagnostici opportuni per diagnosticare con precisione la natura della malattia cardiaca. Lo svenimento, in sé, non ha conseguenze gravi, e l'infortunato si riprende in pochi secondi se viene soccorso correttamente. Bisogna, però, tenere ben presente che un soccorso inadeguato può produrre conseguenze anche mortali. Un errore molto comune è quello di porre in posizione seduta o di sorreggere in piedi l'infortunato: in queste posizioni, il sangue non riesce ad affluire al cervello se la pressione è molto bassa, e l'interruzione dell'apporto di sangue al cervello è mortale in pochi minuti. Inoltre, è quasi altrettanto pericoloso il tentativo di far ingerire bevande alcoliche o qualsiasi altra bevanda a una persona non perfettamente cosciente: la bevanda può, infatti, penetrare nelle vie aeree provocandone il soffocamento. Oltre a questo le bevande alcoliche (vasodilatatrici) possono solo contribuire ad abbassare la pressione sanguigna.

Shock:
In caso di shock bisogna porre l'infortunato in una posizione che favorisca l'afflusso di sangue al cervello. Dopo aver cercato di eliminare la causa dello shock, per esempio bloccando un'emorragia, tranquillizzando l'infortunato e così via, è necessario cercare di agevolare la circolazione, slacciando gli indumenti che possono costringere e ponendo il soggetto in modo che il capo sia più in basso del corpo. In questo modo, per gravità, il sangue tende a defluire verso il cervello.
Se l'infortunato viene fatto sdraiare su un piano rigido, si può apporre qualcosa sotto la parte dei piedi. In alternativa si può far sdraiare per terra l'infortunato e sollevargli le gambe.

ATTENZIONE: evitare la posizione antishock in caso di trauma cranico o davanti al sospetto di emorragia cerebrale o congestione