martedì 29 giugno 2010

Il Cane Idrofobo (Kajetan Kovic)

 

Si ribellò alla mentalità, allenata a lungo
e con cura, di un cane qualunque.
Si accorse che gli ossi,
prima che glieli buttassero,
erano avvolti nella carne.
Si ribellò alla loro nuda indecenza.
Cominciò a detestare l'acqua legata alla catena
avvertendo
che la sete era diversa e più grande.
Fiutò la grande cagna della libertà.
Lo udirono spezzare le catene.
Dopo lo videro correre
a testa bassa
per vaste piazze e squallide periferie,
lo videro sostare sul monte
e bere a un fontanile,
finché correndo per un tenebroso e segreto corridoio
non entrò nei loro sogni.
Spesso si svegliavano con le facce da accalappiacani.
Ma lui, che prima era solito piegarsi
alla loro benevolenza,
adesso non temeva la loro collera.
Conosceva solo la strada dinanzi,
il dolce e spossante muovere dei passi
provando
ciò che i cani non provano mai.
Poi vide che gli sbarravano la via.
E' una catena, pensò.
Ma non mutò direzione, non mise la coda fra le gambe.
Da un lato la vita, dall'altro la morte.
Scelse la libertà.
Lo massacrarono come un cane.