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venerdì 25 gennaio 2013

Preghiera del cane randagio


Con passo vacillante e con il corpo stremato
giungo alla fine dei miei giorni.
Forse stasera morirò e da sotto questa quercia
con l'ultimo respiro, che mi resta in gola,
vorrei ringraziare il Signore
per il pane che mi ha fatto trovare nella spazzatura,
per l'acqua che ha fatto scendere dal cielo per dissetarmi,
per i sagrati delle chiese dove ho potuto ripararmi.

Sì, Signore, io sono uno di quelli
uno fra i tanti che non sa cos'è il calore di una cuccia,
il sapore di un osso, la carezza di un padrone.
Conosco solo il dolore dei calci sul dorso,
le sassate sulla fronte, le gomme di quella macchina
che mi hanno spinto nel burrone.

Ricordo, poi quella mano, grande, pesante,
che ancora cucciolo mi ha abbandonato nella strada,
dove vissi tutto il mio calvario.
Ho attraversato monti, boschi e paesi nessuno mai mi ha tenuto con sè,
nessuno, mai, mi ha dato un nome.
Dalla nascita ho sempre portato il tuo "Cane".

Signore, tante sono le cose che vorrei dirti;
ma...il cuore ha rallentato il suo battito
e il respiro si affievola sempre più. Perdonami! E ti supplico:
fa' che la mano dell'uomo non abbandoni più un cucciolo nella strada.
È triste vivere da vagabondi, è penoso essere soli,
ed essere soprattutto semplicemente solo un cane.
Abbracciami almeno tu in quest'attimo.
Perchè? Perchè anch'io ti appartengo!